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Il nostro pane è il frutto di passione, studio e ricerca, il tutto iniziato grazie ai preziosi consigli del
Maestro Umberto Salussolia.
Tutto ciò che facciamo è fatto a mano e senza scorciatoie;
Utilizziamo varietà autoctone di grani come il Gentil Rosso e il Verna, macinate a pietra per noi da Cascina Escuelita e da Cascina Bonasera. Questo processo non toglie la crusca e il germe di grano preservando cosi inalterate le proprietà nutritive delle piante.
Gli impasti ad elevata idratazione con il lievito madre regalano un pane profumato e fragrante, grazie alla lenta cottura del forno a legna. Nel nostro paniere si affiancano ai grissini all’olio extravergine e sesamo e ai cracker speziati.
Venite a scoprirlo!
Maestro Umberto Salussolia.
Tutto ciò che facciamo è fatto a mano e senza scorciatoie;
Utilizziamo varietà autoctone di grani come il Gentil Rosso e il Verna, macinate a pietra per noi da Cascina Escuelita e da Cascina Bonasera. Questo processo non toglie la crusca e il germe di grano preservando cosi inalterate le proprietà nutritive delle piante.
Gli impasti ad elevata idratazione con il lievito madre regalano un pane profumato e fragrante, grazie alla lenta cottura del forno a legna. Nel nostro paniere si affiancano ai grissini all’olio extravergine e sesamo e ai cracker speziati.
Venite a scoprirlo!
Siamo quello che mangiamo. Parole del filoso ottocentesco Ludwig Feuerbach, che tanti di noi avranno sentito sicuramente pronunciare anche da nutrizionisti o personal trainer. L’alimentazione è importante: secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, un terzo delle malattie cardiovascolari e dei tumori può essere evitato grazie a un equilibrato e sano nutrimento.
Di cosa abbiamo bisogno? Di fibre, e quindi di frutta e ortaggi. Di proteine, e quindi di carne, uova e legumi. Di calcio, e quindi del latte e dei suoi derivati. E di carboidrati, quindi di pasta e pane, che rappresentano la fonte energetica principale dell’organismo.
Il pane è uno degli alimenti più antichi consumati dall’uomo, base del nutrimento anche in quei paesi del mondo dove il grano è il cereale per eccellenza. In Italia, le aziende panificatrici sono oltre 53 mila, e i loro 35 mila fornai producono 3 milioni di tonnellate di pane all’anno. Gli italiani spendono 8 miliardi di euro l’anno per il pane, le cui varietà tipiche preparate in Italia sono 300. In 150 anni, le famiglie del nostro Paese hanno comunque ridotto il consumo: nel 1861, un italiano mangiava più di un chilo al giorno, mentre oggi non arriva a 100 grammi. E infatti l’Italia, come consumo annuo pro capite nel mondo, tocca i 33 chili: in testa c’è la Svizzera con 180.
Perché si consuma poco pane? I motivi sono diversi. Sicuramente è percepito ormai come qualcosa in più e non come un pilastro dell’alimentazione. La produzione, poi, si è standardizzata ed è difficile trovare del pane veramente nutriente. C’è, però, chi sta riscoprendo un modus operandi.
In Sicilia, per esempio, sono tornati i grani antichi che non solo ricostruiscono i paesaggi, ma arricchiscono anche la biodiversità di un'agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell'isola che fu uno dei granai dell'Impero romano. I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura. Un esempio? L’associazione Simenza: un centinaio di produttori che coltivano campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l'uniformità, lo standard in nome della quantità.
Questo mix innesca una selezione naturale che fortifica le spighe e che non ha bisogno della chimica, si adatta alle condizioni ambientali, alla composizione e all'esposizione del terreno. Serve solo un po' di pazienza, basta attendere solo qualche ciclo semina-raccolto-semina e alla fine ogni azienda avrà un mix diverso di grani che collaborano tra loro, naturalmente.
Dal punto di vista della salute, una manna. Dalla celiachia alle intolleranze, dal diabete all'ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente. Quindi, se siamo quello che mangiamo, il ritorno dei grani antichi potrebbe influire notevolmente sul nostro benessere psico-fisico. E difendere l'ambiente e la salute come fossero due facce della stessa medaglia.
Di cosa abbiamo bisogno? Di fibre, e quindi di frutta e ortaggi. Di proteine, e quindi di carne, uova e legumi. Di calcio, e quindi del latte e dei suoi derivati. E di carboidrati, quindi di pasta e pane, che rappresentano la fonte energetica principale dell’organismo.
Il pane è uno degli alimenti più antichi consumati dall’uomo, base del nutrimento anche in quei paesi del mondo dove il grano è il cereale per eccellenza. In Italia, le aziende panificatrici sono oltre 53 mila, e i loro 35 mila fornai producono 3 milioni di tonnellate di pane all’anno. Gli italiani spendono 8 miliardi di euro l’anno per il pane, le cui varietà tipiche preparate in Italia sono 300. In 150 anni, le famiglie del nostro Paese hanno comunque ridotto il consumo: nel 1861, un italiano mangiava più di un chilo al giorno, mentre oggi non arriva a 100 grammi. E infatti l’Italia, come consumo annuo pro capite nel mondo, tocca i 33 chili: in testa c’è la Svizzera con 180.
Perché si consuma poco pane? I motivi sono diversi. Sicuramente è percepito ormai come qualcosa in più e non come un pilastro dell’alimentazione. La produzione, poi, si è standardizzata ed è difficile trovare del pane veramente nutriente. C’è, però, chi sta riscoprendo un modus operandi.
In Sicilia, per esempio, sono tornati i grani antichi che non solo ricostruiscono i paesaggi, ma arricchiscono anche la biodiversità di un'agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell'isola che fu uno dei granai dell'Impero romano. I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura. Un esempio? L’associazione Simenza: un centinaio di produttori che coltivano campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l'uniformità, lo standard in nome della quantità.
Questo mix innesca una selezione naturale che fortifica le spighe e che non ha bisogno della chimica, si adatta alle condizioni ambientali, alla composizione e all'esposizione del terreno. Serve solo un po' di pazienza, basta attendere solo qualche ciclo semina-raccolto-semina e alla fine ogni azienda avrà un mix diverso di grani che collaborano tra loro, naturalmente.
Dal punto di vista della salute, una manna. Dalla celiachia alle intolleranze, dal diabete all'ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente. Quindi, se siamo quello che mangiamo, il ritorno dei grani antichi potrebbe influire notevolmente sul nostro benessere psico-fisico. E difendere l'ambiente e la salute come fossero due facce della stessa medaglia.